“Il processo di scoperta è definibile spesso, come un continuo conflitto di meraviglie”.
Ho citato Einstein, per iniziare a descrivere l’interessante e partecipata conviviale di martedì 18 febbraio, il cui tema affrontato ha esplorato la disciplina che può governare la potenza della nostra mente: l’ipnosi.
Tematica impegnativa dentro la quale ci hanno accompagnati la dott.ssa Milena Muro presidente A.S.I.E.C.I e Gian Battista Gualdi, ipnotista e esperto di comunicazione.
Ma cosa è l’ipnosi?
E soprattutto, l’ipnosi esiste?
Sono domande legittime, perché ancora oggi l’ipnosi è coperta da un velo di mistero, che la fa apparire più come una disciplina esoterica, che scientifica. Eppure c’è un’ampia evidenza – affermano i nostri relatori – degli effetti dell’ipnosi, della sua capacità di rimuovere sintomi in maniera duratura, e dell’efficacia del suo utilizzo nelle sale operatorie.
Sì, perché la nostra relatrice di questo si occupa, presso l’Ospedale Città della Salute e della Scienza di Torino – Presidio Molinette: di sedazione ipnotica dei pazienti, del controllo del dolore e dell’ansia da procedura e del dolore cronico.
Alcune persone hanno un’idea del tutto irrealistica sull’uso dell’ipnosi – afferma Gualdi – perché credono che una volta ipnotizzato, l’individuo perda ogni capacità di controllo, mettendosi al servizio dell’ipnotizzatore. Tutto falso. Nessuno, attraverso l’ipnosi, può far fare a qualcun altro ciò che vuole. L’ipnosi, non è qualcosa che si somministra a qualcuno come fosse un medicinale, essa richiede la partecipazione attiva dell’ipnotizzato che, anche se ha gli occhi chiusi e sembra dormire, in realtà è più vigile che nel normale stato di veglia. Per questo, credere (come fanno molti) che l’intero processo d’ipnosi si risolva nel far addormentare la persona per poi farle fare ciò che si desidera, è del tutto inverosimile. Molti casi studio sono stati portati all’attenzione dei Soci suscitando curiosità, un po’ di sano dubbio e penso anche stupore.
Dopotutto le conviviali rotariane con relatore, servono a questo: suscitare dibattito al fine di soddisfare la nostra curiosità intellettuale o comunque accrescere, in misura variabile, il nostro bagaglio culturale.