La nostra paura più profonda

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è di essere potenti al di là di ogni misura.

E’ la nostra luce, non la nostra oscurità a terrorizzarci maggiormente.
Noi ci chiediamo: chi sono io per essere così brillante, stupendo, pieno di talenti e favoloso?
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Tu sei un figlio di Dio. Il tuo giocare in piccolo non serve al mondo.
Non c’è niente di illuminato nel ridursi perché gli altri non si sentano insicuri intorno a te.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi.
Essa non è in alcuni: è in tutti!
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare la stessa cosa.
Nel momento stesso in cui siamo liberi dalle nostre paure, la nostra presenza libera automaticamente gli altri.

La storia del taglialegna

C’era una volta un possente taglialegna in cerca di lavoro. Dopo aver girato diverse città, il taglialegna trovò finalmente impiego presso un importante commerciante di legno. L’ottima paga e le eccellenti condizioni di lavoro convinsero il taglialegna a dare il meglio di sé.

Il primo giorno il capo diede al nuovo arrivato un’ascia e gli indicò l’area del bosco dove avrebbe dovuto lavorare. Al termine della giornata, il possente taglialegna frantumò il record degli altri dipendenti, raggiungendo i 18 alberi abbattuti. Il capo si congratulò sinceramente con lui e questo motivò ancor più il taglialegna.

Il secondo giorno il taglialegna lavorò con tutte le sue energie, ma al tramonto gli alberi abbattuti furono 15. Per nulla demoralizzato, il terzo giorno il taglialegna si impegnò con ancora più vigore, ma anche questa volta il numero di alberi calò: 10 unità. Per quanta energia mettesse nel suo lavoro, giorno dopo giorno, il numero di alberi abbattuti continuò a calare inesorabilmente.

Mortificato, il taglialegna sì presentò dal capo scusandosi per lo scarso rendimento. Al che l’esperto commerciante di legno pose al suo dipendente una semplice domanda: “Quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?“. Un po’ imbarazzato il taglialegna rispose: “Signore, non ho avuto tempo per affilare la mia ascia, ero troppo impegnato a tagliare gli alberi“.

La Volpe e la Pantera

Al di là di un boschetto di frassini profumati vi era un bellissimo laghetto dalle acque limpide e cristalline davanti al quale, due giovani animali accarezzati da un lieve venticello primaverile, si stavano specchiando, rimirando ciascuno il proprio portamento fiero e il colore del pelo.
Si trattava di una graziosa pantera e di una volpe ugualmente carina.

“Vuoi mettere la mia figura con la tua?” Disse la pantera all’amica.
“Tu sei goffa e piccola io invece sono snella, slanciata e flessuosa. Il mio portamento è tale che perfino gli uomini usano il mio nome per indicare certe donne dal fascino aggressivo!” La volpe, dopo avere ascoltato in silenzio rispose;
“Io sarò forse meno bella e più piccola ma sono comunque più piacente e più simpatica. E poi il mio pelo è senza dubbio più folto e più caldo del tuo. A proposito di donne, se tu andassi in città vedresti quante signore si fanno belle indossando la mia pelliccia morbida, a volte rossa e altre volte argentata”.
Sempre più altezzosa, la pantera ribatté: “In quanto al pelo, si, è vero, il mio è più corto ma è più lucido e splendente, inoltre nella mia famiglia c’è da sbizzarrirsi nella scelta dei colori. So di non peccare di vanità dicendo di essere molto più bella dite!”

Solo in quel momento la volpe si rese conto di essere stata al gioco di quella frivola compagna la quale badava solamente al proprio aspetto tisico, così concluse:
“Cara amica, sicuramente tu sei ammirata da tutti per la tua bellezza esteriore. Io invece sono molto più apprezzata per la mia intelligenza e la mia furbizia. Ti assicuro che sono queste le doti più importanti e non le scambierei mai con qualità puramente estetiche!”

A quelle parole la pantera non fu in grado di ribattere e non le rimase altro che tacere di fronte all’evidenza dei fatti.

L’intelligenza e la bontà sono doti interiori molto più apprezzabili della bellezza fisica.

Fiaba di Esopo

Ti capisco, so che NON è facile. PERÒ. MA.

Un’insegnante di pianoforte, nel libro di Dale Carnagie, raccontò di come aveva risolto un problema che gli insegnanti di piano spesso hanno con le ragazze: le loro unghie eccezionalmente lunghe, che costituiscono un serio handicap per chiunque voglia suonare il pianoforte.

L’insegnante, ci racconta: “Sapevo che le unghie lunghe della mia allieva erano un ostacolo a suonare bene il piano. Durante le discussioni, prima che iniziassero le lezioni con me, non le feci cenno di questo problema, Non volevo scoraggiarla e del resto immaginavo che avrebbe voluto perdere quel che le dava così grande orgoglio: aveva infatti grande cura delle sue unghie che le stavano per la verità molto bene. Dopo la prima lezione, quando pensai che fosse venuto il momento, cominciai:

“hai delle mani bellissime e delle unghie molto curate.

PERÒ,

se vuoi suonare il piano come sei capace di fare, non hai idea di quanto sarebbe più semplice se ti tagliassi un po’ le unghie. Pensaci su, d’accordo?”

Lei fece una faccia offesa. Parlai anche a sua madre, premettendo che le unghie della figlia erano bellissime. Altra reazione negativa. Era ovvio che le unghie, così ben curate, erano una specie di vanto di famiglia. La settimana dopo tornò per la seconda lezione. Con mia grande sorpresa le unghie erano più corte. Mi congratulai e la lodai per aver fatto un tale sacrificio. Ringraziai anche sua madre, pensando che avesse influenzato la figlia nella decisione. Lei rispose:

“Oh, io non ho fatto niente. È stata lei a decidere ed è la prima volta che taglia le unghie”.

L’insegnante aggredì forse l’allieva dichiarando che rifiutava di insegnare a sua studentessa con le unghie lunghe? Niente affatto. Lasciò che fosse la sua allieva a rendersi conto che le unghie erano esteticamente belle e sarebbe stato un sacrificio tagliarle.

Il messaggio implicito era: “Ti capisco, so che NON è facile, MA migliorerà la tua resa musicale”.

Guidare il dialogo

Nella conversazione, l’accordo si raggiunge immediatamente quando mostrate di considerare le idee e i sentimenti dell’altro altrettanto importanti dei vostri.

Cominciate a parlare dando all’altro la possibilità di guidare il dialogo nella direzione voluta e date più importanza a quello che sentite anziché a quello che dite, accettando il punto di vista dell’interlocutore indurrete l’altro a mostrarsi altrettanto aperto quando si troverà ad ascoltare le vostre opinioni.

Gerald S. Nirenberg

 

Vedere le cose dal punto di vista altrui facilità molto in caso di problemi personali.

Una ragazza era in ritardo di sei settimane col pagamento della macchina. “Un venerdì,” racconta questa, “ricevetti una telefonata molto dura da parte della persona che aveva in mano la mia pratica che mi informava che se non avessi provveduto a saldare i centoventidue euro che dovevo, la ditta mi avrebbe fatto causa.

Purtroppo non avevo modo di procurarmi i quattrini, durante il weekend, così il lunedì mattina non potevo far altro che aspettare il peggio; però, invece di guardare la cosa dal mio punto di vista, cercai di mettermi nei panni del mio creditore.

Il Lunedì attaccai a scusarmi con grande sincerità e gli dissi che dovevo essere una cliente davvero impossibile, tanto più che non era la prima volta che ero in ritardo con le rate.

Il tono di voce dell’uomo cambiò immediatamente: si sentì perfino in dovere di rassicurarmi che non ero poi questa gran spina al fianco.

Mi raccontò esempi di quanto fossero a volte tremendi i suoi clienti e cercassero di mentirgli o di non farsi trovare quando lui telefonava.

Io lo stetti a sentire, lasciando che si sfogasse con me. Alla fine, senza che io accennassi a niente, lui spontaneamente mi disse che non importava se non pagavo tutto e subito.

Potevo versargli magari venti euro entro la fine del mese e scaglionare il resto a mio piacere.”

Siate sempre grandi uomini

Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall’invidia per quell’imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue.
Essi risposero di no. Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande.
Quelli risposero: – Il bue.
Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori.
Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.

Fedro – La rana e il bue

Tecniche per riconoscere facilmente chi sta mentendo. Microespressioni

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Programma del corso

  • Non si può mentire!
  • Normalmente diciamo tre bugie ogni dieci minuti.
  • Il vocabolario delle microespressioni. Come funziona?
  • È fantastico! È condotto da un team specializzato di “maghi di fama internazionale”.
  • Avete la sensibilità per “calibrare” e l’istinto per capire se qualcuno vi mente o vi dice la verità?
  • Capire quando dovete scegliere tra una persona o un’altra in pochi minuti per la vita, per il lavoro, è un esperienza utile?
  • CNV, Paraverbale, Verbale. Cosa à è il il 7+ o – 2?

 

La filosofia del grande Dale Carnagie

Ecco alcuni principi tratti da Come trattare gli altri e farseli amici alla base della filosofia di Dale Carnegie:

  1. Non criticate, non condannate, non recriminate.
  2. Siate prodighi di apprezzamenti onesti e sinceri.
  3. Suscitate negli altri un desiderio intenso di fare ciò che proponete.
  4. Interessatevi sinceramente agli altri.
  5. Sorridete.
  6. Ricordate che per una persona, in qualsiasi lingua, il suo nome è il suono più dolce e più importante che esista.
  7. Siate buoni ascoltatori. Incoraggiate gli altri a parlare di se stessi.
  8. Parlate di ciò che interessa agli altri.
  9. Fate sentire importanti gli altri – e fatelo sinceramente.

Inoltre alcune sue citazioni famose, illustrano la grandezza di questo personaggio.

  • “Le persone sostengono il mondo che hanno contribuito a creare.”
  • “Cercate onestamente di vedere le cose dal punto di vista altrui.”
  • “Elogiate il più piccolo progresso e ogni singolo miglioramento. Fate apprezzamenti di cuore.”
  • “Se avete sbagliato, ammettetelo velocemente ed energeticamente.”
  • “Il miglior modo per avere la meglio in una discussione è evitarla.”
  • “Parlate dei vostri errori prima di sottolineare quelli degli altri.”

Il bello del lavoro di gruppo (grande)

Da Focus

Le comunità vaste sono migliori per mantenere (migliorare) le conoscenze.

L’abilità di imparare dagli altri ci permette di sviluppare tecnologie che vanno al di là di quanto una persona può produrre nella vita dice Maxime Derex, Università di Montpellier (Francia).

Ha chiesto a 366 studenti di costruire in un gioco virtuale di Reti da pesca e punte di frecce, dopo aver seguito un video, a gruppi di 2, 4, 8 e 16. Dopo 15 tentativi, i gruppi più piccoli tendevano a semplificare, ma chi si trovava nei gruppi più grandi è riuscito a mantenere il design della rete e a migliorare le frecce: c’era sempre chi copiava bene a innovava, passando il modello ad altri. Nei grandi gruppi c’è più probabilità di trovare sia fedeli copiatori, che evitano che il patrimonio culturale si deteriori, sia creativi. E se in passato per scambiare informazioni serviva la vicinanza, col mezzi di oggi questa complessità culturale è aumentata. AVI. A risultati simili è giunto Joe Henrich, Università della British Columbia, Canada: i suoi 200 soggetti hanno dovuto eseguire compiti complessi (per esempio, fare nodi) seguendo le istruzioni di 1 o 5 predecessori. Chi ha beneficiato di più “avi” ha ottenuto performance migliori.