Capitolo II – L’Abate – 16, 22

16. Si guardi dal fare preferenze nelle comunità:
17. non ami l’uno più dell’altro, a eccezione di quello che avrà trovato migliore nella condotta e nell’obbedienza:
18. non anteponga un monaco proveniente da un ceto elevato a uno di umili origini, a meno che non ci sia un motivo ragionevole per stabilire una tale precedenza.
19. Ma se, per ragioni di giustizia, riterrà di dover agire così lo faccia per chiunque; altrimenti ciascuno conservi il proprio posto,
20. perché, sia il servo che il libero, tutti siamo una cosa sola in Cristo e, militando sotto uno stesso Signore, prestiamo un eguale servizio. Infatti, “dinanzi a Dio non ci sono parzialità”
21. e una cosa sola ci distingue presso di lui: se siamo umili e migliori degli altri nelle opere buone.
22. Quindi l’abate ami tutti allo stesso modo, seguendo per ciascuno una medesima regola di condotta basata sui rispettivi meriti.

Capitolo II – L’Abate – 11, 15

11. Dunque, quando uno assume il titolo di Abate deve imporsi ai propri discepoli con un duplice insegnamento,
12. mostrando con i fatti più che con le parole tutto quello che è buono e santo: in altri termini, insegni oralmente i comandamenti del Signore ai discepoli più sensibili e recettivi, ma li presenti esemplificati nelle sue azioni ai più tardi e grossolani.
13. Confermi con la sua condotta che bisogna effettivamente evitare quanto ha presentato ai discepoli come riprovevole, per non correre il rischio di essere condannato dopo aver predicato agli altri
14. e di non sentirsi dire dal Signore per i suoi peccati: “Come ti arroghi di esporre i miei precetti e di avere sempre la mia alleanza sulla bocca, tu che hai in odio la disciplina e ti getti le mie parole dietro le spalle?”
15. e ancora: “Tu che vedevi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, non ti sei accorto della trave nel tuo”.

Capitolo II – L’Abate – 1, 10

Un abate degno di stare a capo di un monastero deve sempre avere presenti le esigenze implicite nel suo nome, mantenendo le proprie azioni al livello di superiorità che esso comporta.
Sappiamo infatti per fede che in monastero egli tiene il posto di Cristo, poiché viene chiamato con il suo stesso nome,
secondo quanto dice l’Apostolo: “Avete ricevuto lo Spirito di figli adottivi, che vi fa esclamare: Abba, Padre!”
Perciò l’abate non deve insegnare, né stabilire o ordinare nulla di contrario alle leggi del Signore,
anzi il suo comando e il suo insegnamento devono infondere nelle anime dei discepoli il fermento della santità.
Si ricordi sempre che nel tremendo giudizio di Dio dovrà rendere conto tanto del suo insegnamento, quanto dell’obbedienza dei discepoli
e sappia che il pastore sarà considerato responsabile di tutte le manchevolezze che il padre di famiglia avrà potuto riscontrare nel gregge.
D’altra parte è anche vero che, se il pastore avrà usato ogni diligenza nei confronti di un gregge irrequieto e indocile, cercando in tutti i modi di correggerne la cattiva condotta,
verrà assolto nel divino giudizio e potrà ripetere con il profeta al Signore: “Non ho tenuto la tua giustizia nascosta in fondo al cuore, ma ho proclamato la tua verità e la tua salvezza; essi tuttavia mi hanno disprezzato, ribellandosi contro di me”.
E allora la giusta punizione delle pecore ribelli sarà la morte, che avrà finalmente ragione della loro ostinazione.

Capitolo I – Le varie categorie di monaci – 6, 13

6. La terza categoria di monaci, veramente detestabile è formata dai sarabaiti: molli come piombo, perché non sono stati temprati come l’oro nel crogiolo dell’esperienza di una regola,

7. costoro conservano ancora le abitudini mondane, mentendo a Dio con la loro tonsura.

8. A due a due, a tre a tre o anche da soli, senza la guida di un superiore, chiusi nei loro ovili e non in quello del Signore, hanno come unica legge l’appagamento delle proprie passioni,

9. per cui chiamano santo tutto quello che torna loro comodo, mentre respingono come illecito quello che non gradiscono.

10. C’è infine una quarta categoria di monaci, che sono detti girovaghi, perché per tutta la vita passano da un paese all’altro, restando tre o quattro giorni come ospiti nei vari monasteri,

11. sempre vagabondi e instabili, schiavi delle proprie voglie e dei piaceri della gola, peggiori dei sarabaiti sotto ogni aspetto.

12. Ma riguardo alla vita sciagurata di tutti costoro è preferibile tacere piuttosto che parlare.

13. Lasciamoli quindi da parte e con l’aiuto del Signore occupiamoci dell’ordinamento della prima categoria, ossia quella fortissima e valorosa dei cenobiti.

Capitolo I – Le varie categorie di monaci – 1, 5

1. E’ noto che ci sono quattro categorie di monaci.

2. La prima è quella dei cenobiti, che vivono in un monastero, militando sotto una regola e un abate.

3. La seconda è quella degli anacoreti o eremiti, ossia di coloro che non sono mossi dall’entusiastico fervore dei principianti, ma sono stati lungamente provati nel monastero,

4. dove con l’aiuto di molti hanno imparato a respingere le insidie del demonio;

5. quindi, essendosi bene addestrati tra le file dei fratelli al solitario combattimento dell’eremo, sono ormai capaci, con l’aiuto di Dio, di affrontare senza il sostegno altrui la lotta corpo a corpo contro le concupiscenze e le passioni.

La Regola di san Benedetto – Prologo 45, 50 – Fine del prologo

45. Bisogna dunque istituire una scuola del servizio del Signore

46. nella quale ci auguriamo di non prescrivere nulla di duro o di gravoso;

47. ma se, per la correzione dei difetti o per il mantenimento della carità, dovrà introdursi una certa austerità, suggerita da motivi di giustizia,

48. non ti far prendere dallo scoraggiamento al punto di abbandonare la via della salvezza, che in principio è necessariamente stretta e ripida.

49. Mentre invece, man mano che si avanza nella vita monastica e nella fede, si corre per la via dei precetti divini col cuore dilatato dall’indicibile sovranità dell’amore.

50. Così, non allontanandoci mai dagli insegnamenti di Dio e perseverando fino alla morte nel monastero in una fedele adesione alla sua dottrina, partecipiamo per mezzo della pazienza ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati al suo regno.

Fine del Prologo

La Regola di san Benedetto – Prologo 39, 44

Prologo

33. Dunque, fratelli miei, avendo chiesto al Signore a chi toccherà la grazia di dimorare nella sua tenda, abbiamo appreso quali sono le condizioni per rimanervi, purché sappiamo comportarci nel modo dovuto.

34. Perciò dobbiamo disporre i cuori e i corpi nostri a militare sotto la santa obbedienza.

35. Per tutto quello poi, di cui la nostra natura si sente incapace, preghiamo il Signore di aiutarci con la sua grazia.

36. E se vogliamo arrivare alla vita eterna, sfuggendo alle pene dell’inferno,

37. finche c’è tempo e siamo in questo corpo e abbiamo la possibilità di compiere tutte queste buone azioni,

38. dobbiamo correre e operare adesso quanto ci sarà utile per l’eternità.

La Regola di san Benedetto – Prologo 33, 38

Prologo

33. Perciò il Signore stesso dichiara nel Vangelo: “Chi ascolta da me queste parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio il quale edificò la sua casa sulla roccia.

34. E vennero le inondazioni e soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia”.

35. Dopo aver concluso con queste parole il Signore attende che, giorno per giorno, rispondiamo con i fatti alle sue sante esortazioni.

36. Ed è proprio per permetterci di correggere i nostri difetti che ci vengono dilazionati i giorni di questa vita

37. secondo le parole dell’Apostolo: “Non sai che con la sua pazienza Dio vuole portarti alla conversione?”

38 Difatti il Signore misericordioso afferma: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
5 gennaio 6 maggio 5 settembre
Note
Tutti i post che seguirianno sono testi estratti dal CD-ROM “Montecassino” ediz. FINSIEL, Rivisto e corretto in base alla versione di A. Lentini (“La Regola” – Pubblicazioni Cassinesi)
Se siete interessati a comprendere e a leggere allora potete navigare anche sul sito www.ora-et-labora.net

La Regola di san Benedetto – Prologo 21, 32

Prologo

21. Armati dunque di fede e di opere buone, sotto la guida del Vangelo, incamminiamoci per le sue vie in modo da meritare la visione di lui, che ci ha chiamati nel suo regno.

22. Se, però, vogliamo trovare dimora sotto la sua tenda, ossia nel suo regno, ricordiamoci che è impossibile arrivarci senza correre verso la meta, operando il bene.

23. Ma interroghiamo il Signore, dicendogli con le parole del profeta: “Signore, chi abiterà nella tua tenda e chi dimorerà sul tuo monte santo?”.

24. E dopo questa domanda, fratelli, ascoltiamo la risposta con cui il Signore ci indica la via che porta a quella tenda:

25. “Chi cammina senza macchia e opera la giustizia;

26. chi pronuncia la verità in cuor suo e non ha tramato inganni con la sua lingua;

27. chi non ha recato danni al prossimo, né ha accolto l’ingiuria lanciata contro di lui”;

28. chi ha sgominato il diavolo, che malignamente cercava di sedurlo con le sue suggestioni, respingendolo dall’intimo del proprio cuore e ha impugnato coraggiosamente le sue insinuazioni per spezzarle su Cristo al loro primo sorgere;

29. gli uomini timorati di Dio, che non si insuperbiscono per la propria buona condotta e, pensando invece che quanto di bene c’è in essi non è opera loro, ma di Dio,

30. lo esaltano proclamando col profeta: “Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria!”.

31. Come fece l’apostolo Paolo, che non si attribuì alcun merito della sua predicazione, ma disse:” Per grazia di Dio sono quel che sono”

32. e ancora: “chi vuole gloriarsi, si glori nel Signore”.
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
4 gennaio 5 maggio 4 settembre

La Regola di san Benedetto – Prologo 14, 20

Prologo

14. Quando poi il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste dicendo:

15. “Chi è l’uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?”.

16. Se a queste parole tu risponderai: “Io!”, Dio replicherà:

17. “Se vuoi avere la vita, quella vera ed eterna, guarda la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontanati dall’iniquità, opera il bene, cerca la pace e seguila”.

18. Se agirete così rivolgerò i miei occhi verso di voi e le mie orecchie ascolteranno le vostre preghiere, anzi, prima ancora che mi invochiate vi dirò: “Ecco sono qui!”.

19. Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama?

20. Guardate come nella sua misericordiosa bontà ci indica la via della vita!
Questa parte della Regola viene letta dai monaci in queste date:
3 gennaio 4 maggio 3 settembre